“Scritti irriverenti”: questo il titolo dell’ultimo libro dell’avvocato Arturo Messere. È uscito poco più di un mese fa senza alcuna presentazione. L’autore non ama le luci della ribaltata, anche se per motivi professionali i riflettori della stampa si accendono frequentemente su di lui. Quasi ermetico, non lascia spazio al superfluo. Rigoroso ed essenziale, non è mai vinto dall’emotività dei ricordi che pure racconta con un appena accennato velo di emozione.
Non è un romanzo. Non è un saggio. Ma episodi della sua vita. Una specie di amarcord lucida e severa. Comincia con l’euforia della sua giovinezza, quando con passione dirigeva il giornale del liceo” La zizzania”.
Un piccolo volume che nella sua struttura letteraria ricorda “Dubliners” di Joyce. Una finestra spalancata su fatti e avvenimenti di luoghi e stati d’animo. Ci sono rilievi politici ed avvenimenti di cronaca giudiziaria. Insomma, un libro da leggere. Difficile, colto, ma nel lettore rimane sicuramente traccia.
Quando non è in tribunale, l’avvocato preferisce la solitudine “aristocratica” delle persone colte.
Abbiamo, naturalmente, letto il libro che ci ha molto incuriosito e interessato. Abbiamo, con non poche difficoltà, incontrato l’avvocato Messere per la seguente e interessante intervista.
Lei è un romantico, ama la poesia e l’armonia ma nei suoi scritti è sempre pragmatico.
«Non sempre si possono inseguire i sogni. Dopo l’abbandono alla fantasia bisogna tornare coi piedi per terra e alla realtà. Forse questa visione oltre che al fatto caratteriale sarà addebitabile anche ad una inevitabile deformazione professionale».
Da giovane liceale venne definito “comunistello”.
«Non è assolutamente vero. Così venivano definiti molti degli amici con i quali condividevo l’esperienza del giornale scolastico. Io eroe, con grande passione, un socialista. A quell’idea io sono coerente ancora oggi. Non essendoci più una vera idea di socialismo mi sento, politicamente, come i palestinesi “senza patria loro, senza partito io».
A quell’epoca un suo professore le diceva: Messere tu sei nato incazzato.
«Così poteva sembrare, invece ero semplicemente dialettico. Parlavo, forse, poco, ma quando lo facevo ero un po’ “urticante”. Ancora oggi non riesco a velare la realtà con la comoda scorciatoia della ipocrisia. Da sempre chiamo le cose con il proprio nome».
Una volta per l’avvocato l’arte oratoria era importante quasi quanto la dottrina. Oggi?
«Questo dipende. Oggi si preferisce un’arringa razionale, logica e quasi spartana. Poi bisogna, però anche allargare il campo, non dimenticare i grandi maestri, e bisogna saper porgere l’argomento al magistrato, perché se uno lo sa fare, il magistrato ascolta».
Millantare amicizie importanti, serve per gli avvocati ad avere più clienti?
«Non serve, ma gli avvocati di corridoio lo fanno».
Cosa pensa della nuova generazione di magistrati?
«Ci sono quelli colti, intelligenti e sereni, ma ci sono anche magistrati supponenti, prepotenti ed arroganti».
I nuovi politici sembrano tutti novelli Vallanzasca, ma una volta si parlava di tangenti milionarie, oggi di scontrini.
«Il vero politico che ha a cuore l’interesse della polis, e quindi il bene comune, non incorre in grassazioni ed altri illeciti contro la pubblica amministrazione. Poiché viviamo in un periodo da basso impero ci sono anche i sedicenti politici, i quali se hanno la possibilità di essere considerati tali, da avventurieri quali sono non si pongono scrupoli nel fare incetta di denaro e beni a loro non dovuti pur di mettere insieme facili fortune. Quest’ultimo fenomeno purtroppo è verificabile nell’intero Paese».
Lei ama la politica ma non i politici, anche se ne ha difesi tanti.
«Io ritengo che la politica sia fondamentale per la vita di uno Stato libero e democratico; di politici ne difendo tanti, come difendo tante altre persone comuni perché il talento che mi è stato affidato è quello di far assolvere gli innocenti e far dare la giusta pena, secondo il nostro ordinamento, a quelli che si sono resi responsabili di reati».
Nella sua lunga e prestigiosa carriera, grandi soddisfazioni e forse amarezze.
«Per chi fa il mio lavoro non mancano né le amarezze né le gratificazioni. Si può dire che l’avvocatura, parafrasando Verdi, è “croce e delizia”. Per fare un tale lavoro è fondamentale la conoscenza, e cioè studio profondo, comprensione umana per chi il processo lo affronta sulla propria pelle e tanta passione per il proprio lavoro».
I magistrati in politica.
«Come tutti quanti i cittadini hanno il diritto di fare politica, nell’accezione migliore della parola, ma nel momento in cui iniziano a fare politica attiva devono dimettersi dalla magistratura e non farne mai più parte. In caso contrario non è più credibile l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Ovviamente chi sposa una ideologia o un determinato orientamento politico non è immune dal pregiudizio e nel momento in cui decide non è svincolato dalle sue passioni umane».
Quali consigli per i giovani avvocati?
«L’ho scritto in varie occasioni in qualche mio lavoro e ribadisco che l’avvocato che vuole affrontare dignitosamente la nostra professione deve studiare per trovare la soluzione più opportuna al caso che gli viene affidato. Deve essere di grande indipendenza e nello scrupolo e nella passione della difesa si deve astenere da eccessi di identificazione con il cliente; infine non deve svendere la propria identità ed autonomia all’arroganza dei poteri forti con cui ha occasione di imbattersi».
Russell diceva “più hobby hai più felice sei”. Quali sono i suoi hobby e come passa il suo tempo libero?
«A me piace ascoltare musica sinfonica di tutti i romantici di ogni tempo. Mi piace soffermarmi a pensare su un quadro, leggere molta storia, poesia e pensare molto in un mare di silenzio. Come vede, i sogni li ho ancora».
Aldo Barletta
Un grande professionista che merita i giusti riconoscimenti che la professione gli rende, ed al quale non si può non ispirarsi.